domenica 3 agosto 2014

IL PREZZO PAGATO ALLA TOLLERANZA CHE NON HA CONFINI

Le immagini pubblicate sul Corriere fiorentino di sabato scorso confermano, se era necessario, quanto drammatiche siano le notti di alcune aree della città. E queste fotografie, probabilmente destinate a fare il giro del mondo, spiegano come mai decine di intellettuali, unitamente a centinaia e centinaia di cittadini e associazioni di ogni genere abbiano, poche settimane fa, deciso di uscire allo scoperto con un documento che denuncia il degrado a cui si è arrivati e la violenza a cui sono sottoposti i cittadini che subiscono le notti della movida, dominate dal nichilismo più tragico. 
Il sospetto  è che tale degrado, almeno in certi casi, sia  legato ad interessi concreti tra certo sottobosco politico-amministrativo e certi “padroni” delle notti. E questo sospetto emerge con forza soprattutto in certi luoghi di villeggiatura,  ove  sarebbe interessante indagare se le licenze di certi localacci  abituati  a vendere impunemente  alcoolici a tutte le ore e a chiunque, minori compresi, e ad attirare i giovanissimi con musiche a tutto volume fin alle prime luci dell’alba, non siano state concesse grazie a legami familistici  diretti o indiretti con qualche  amministratore del luogo. Di fronte a tutto questo si registra una sconcertante tolleranza da parte  delle autorità preposte a tutelare la quiete e la salute pubblica.
Tutto ciò si spiega anche con  quel certo costume,  del tutto italiano, che porta gran parte di tutti coloro che ricoprono cariche pubbliche a non prendersi, appunto, le proprie   responsabilità. Di conseguenza le situazioni di illegalità  si incancreniscono, rischiando alla fine  di prosciugare  questa nostra sempre più esile democrazia. È accaduto con i rom che per mesi hanno spadroneggiato alla stazione prima che venissero prese delle misure finalmente efficaci . E accade così da anni con gli abusivi che vendono di tutto, anche merce della camorra, in ciascun luogo del suolo patrio, comprese strade e piazze di città come Roma, Milano e  Venezia, oltre naturalmente Firenze. Piazze che dovrebbero essere dei salotti di civiltà e bellezza  aperti sul mondo. Invece, per il divertimento dei turisti, le autorità mettono ogni tanto in atto una sorta di gioco a guardie e ladri che  alla fine lascia le cose com’erano prima. Peraltro cose del genere accadono da anni nei confronti di chiunque, per un qualsiasi motivo, spesso anche solo pretestuoso, decida di occupare spazi pubblici, scuole e strade  comprese. E accade  anche in occasione di ben più serie e  drammatiche occupazioni: penso per esempio a quelle di edifici, pubblici e privati, da parte  di sfrattati, di immigrati  e  di senza dimora  ai quali non sappiamo dare altre risposte o riconoscere altri diritti se non quelli, appunto, d’infrangere  impunemente le regole.
Ed è così nei confronti di coloro a cui permettiamo, anche in questi casi impunemente, di fare i “furbi” e magari di ostentare le loro furberie:  siano queste rappresentate dall’evasione  fiscale o dal non fare il proprio dovere durante il lavoro, quando questo  è svolto per conto dello Stato.
Dentro le drammatiche foto di Piazza Santo Spirito c’è  tutto questo: c’è il degrado di una piazza, di  una città, di una civiltà e c’è il richiamo forte a non perdere altro tempo, perché la democrazia è spesso più resistente quando minacciata da un nemico identificabile e  visibile, che non  quando  è  lentamente consumata e  corrosa  dall’abitudine a sprofondare sempre più  nella quotidianità della  illegalità. 
Valerio Vagnoli  ("Il Corriere Fiorentino", 31 luglio 2014)