martedì 4 dicembre 2012

IL GOVERNO DELLE SCUOLE. PER UN CONFRONTO NON PROPAGANDISTICO SUL PROGETTO "EX APREA"

A quanto pare il progetto di legge 953, detto “Ex Aprea”, si sta arenando sui fondali del Senato, dopo essere stato modificato e approvato dalla Camera. Possiamo approfittarne per discutere senza utilizzare gli slogan e gli stereotipi che abbondano su internet e nei cortei. 
Su pochi argomenti come la gestione degli istituti scolastici l’Italia dimostra di essere quel “Paese del pressappoco” di cui ha parlato Raffaele Simone. Mentre da anni e anni si discetta su come riformare gli organi collegiali senza concludere nulla, il dibattito in merito si svolge regolarmente senza tener conto di un certo numero di fatti: 
1. una buona parte dei dirigenti è priva di qualsiasi cultura gestionale; 
2. in ogni caso i dirigenti validi sono sopraffatti dalla molteplicità di incombenze di ogni genere e hanno poco tempo per esercitare quel ruolo di “leader educativi” che dovrebbe sostenere l’efficacia formativa dell’istituto; 
3. leggi e regolamenti non assicurano ai dirigenti poteri sufficienti per tutelare gli studenti da insegnanti gravemente inadeguati, anche quando abbiano agito da autentici mascalzoni; e quando ci provano devono spendere tali e tante energie che il più delle volte si ripromettono per il futuro di lavarsene le mani; 
4. i loro collaboratori, a cominciare dal vicario, si arrabattano volonterosamente come possono, spesso assentandosi dalle classi più volte nella mattinata e ricevendo in cambio un modesto aumento di stipendio; 
5. non esiste, se non in casi fortunati, una qualificata “classe dirigente” composta da docenti capaci di occuparsi proprio di quelle incombenze che l’autonomia delle scuole presuppone: progettazione curricolare, aggiornamento, servizi alla didattica, consulenza ai  nuovi docenti, valutazione e via dicendo; 
6. è scarsissima la cultura del controllo e della verifica; 
7. quanto al Consiglio d’Istituto, si fa fatica a mettere insieme il numero minimo dei candidati e la maggior parte degli insegnanti e dei genitori si rende disponibile, spesso dopo molte insistenze, per spirito di servizio, ma è poco preparata e non ha neppure voglia o non viene messa in grado di approfondire i temi trattati; di conseguenza si discute poco e male, spesso non si raggiunge il numero legale e si rimedia segnando come presenti gli assenti consenzienti; 
8. molte segreterie lavorano ancora come vent’anni fa, non sanno usare bene gli strumenti informatici, tanto che ancor oggi in troppe scuole la comunicazione interna viene affidata unicamente al registro delle circolari; 
9. infine, per raggiungere gli ambiziosi obbiettivi che risuonano nelle leggi di riforma non ci sono neppure i soldi, spesso insufficienti anche per finanziare l’ordinaria amministrazione.
Di fronte a tutto questo ai legislatori sembra sufficiente proclamare la parole d’ordine “più autonomia”, la cui efficacia è chiaramente diventata una credenza indipendente dai fatti, cioè dalle concrete possibilità di realizzarsi.
Fatta questa premessa, utile a prevenire l’illusione che questa o quella legge (Aprea o non Aprea) produca risultati positivi senza che si siano risolti questi grossi problemi, restano pur sempre da sventare numerosi e gravi pericoli. Cercando però di individuare quelli veri e non quelli immaginari, tra i quali la gettonatissima “privatizzazione” della scuola.
Per cominciare a discutere, chi ne ha voglia può leggere o rileggere:
- il testo del disegno di legge approdato al Senato;
- il parere di Rino Di Meglio della Gilda degli Insegnanti, centrato sull’autoreferenzialità delle scuole;
- il parere di Francesco Greco dell’Associazione Nazionale Docenti, preoccupato per l'avvento del dirigente-autocrate;
- tre nostre note del 2009 a proposito del governo della scuola:
Insegnanti e genitori, Dal volontarismo alla competenza, Organismi studenteschi
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